di Gianluca Nicoletti

La rete è sicuramente qualcosa di più di una tecnologia per trasferire dati tra computer. Nella fase attuale del social network, ancora di più è palese quanto l’essere connessi oramai non possa più considerarsi come un’attività accessoria. Mentre i guru di Internet appassiscono uno dopo l’altro come divinità decadute di antichi culti dimenticati, qualcuno comincia a riflettere sul fatto che la ciò che accade in rete possa coincidere con una dimensione di effettiva esistenza dell’essere umano.

“La rete tende sempre più a diventare trasparente, invisibile, tende esponenzialmente a non essere più “altro” rispetto alla nostra vita quotidiana”. A dire questo è un prete gesuita che da anni vive la rete come profonda e stimolante occasione di osservare l’umanità che si muove in quella terra riflessa. Una regione poco esplorata che ancora molti suoi colleghi guardano, nella migliore delle ipotesi, con sospettosa reticenza.

La “Cyberteologia” è quella branca della metafisica che studia le tracce di assoluto nell’ umanità digitale, quella possibile aspirazione alla trascendenza che è possibile scorgere nelle immense possibilità di combinazioni di pensieri ed espressioni umane che, in ogni istante dell’ inconcreto universo di Internet, si incrociano, sfiorano, entrano in collisione, si fondono per poi disperdersi di nuovo.

A sollecitarci a una riflessione cyberteologica è Antonio Spadaro, direttore della rivista “La Civiltà Cattolica”, docente alla “Pontificia Università Gregoriana e membro importante di varie Pontificie istituzioni. Spadaro ha appena pubblicato “Cyberteologia, pensare il Cristianesimo al tempo della rete” (ed. V&P Vita e Pensiero), summa di tutto il suo viaggiare da anni in Internet come competente e curioso “missionario”.

Spadaro è presente già da tempo in rete con il suo blog http://www.cyberteologia.it/ dove è possibile seguire a tempo reale con lo sviluppo del suo pensiero e dibattere con lui. Chi la rete la frequenta anni come un luogo da conoscere ed esplorare non può, in ogni caso, non aver PROSEGUI LA LETTURA SUL SITO DE LA STAMPA facendo clic QUI.

  1. Pietro Abate says:

    Mi muovo con prudenza. Ascolto, guardo, rifletto. Entro in punta di piedi. Cerco l'altro. Ho bisogno di cieli umani. Orizzonti di speranza, accoglienza e condivisione. Nel mare profondo e misterioso della rete, le tempeste si placano. Buon vento ai naviganti che aprono nuovi spazi di comunione.

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