Come si fa a vivere bene ai tempi della rete? Per comprenderlo bisogna verificare quali sono le trasformazioni che i media sociali realizzano nella nostra vita a livello profondo.

La prima trasformazione consiste, del resto, nel significato stesso di che cosa significa esistere. Chi siamo quando siamo presenti e comunichiamo in Rete? La nostra vita è lì, nelle foto e nei pensieri che condividiamo, lì sono i nostri amici. Noi, in un certo modo «siamo» in Rete, parte della nostra vita è là. Essa, certo, non è un semplice prodotto della coscienza, un’immagine della mente, ma non è neanche una realtà oggettiva ordinaria, anche perché esiste solo quando interagisco. Ci rendiamo conto ormai che noi esistiamo anche in Rete. Una parte della nostra vita è digitale. Dunque anche una parte della nostra vita di fede è digitale, vive nell’ambiente digitale.

Un mio studente africano della Pontificia Università Gregoriana una volta mi disse: «Io amo il mio computer perché dentro il mio computer ci sono tutti i miei amici». E’ vero: dentro il suo computer c’è Facebook, Skype, Twitter… tutti modi per lui di stare in contatto con i suoi amici lontani. La sua «comunità» di riferimento era reale grazie alla Rete.

Il vero nucleo problematico della questione che stiamo affrontando sembra dato dal fatto che l’esistenza «virtuale» appare configurarsi con uno statuto ontologico incerto: prescinde dalla presenza fisica, ma offre una forma, a volte anche vivida, di presenza sociale. Essa, certo, non è un semplice prodotto della coscienza, un’immagine della mente, ma non è neanche una res extensa, una realtà oggettiva ordinaria, anche perché esiste solo nell’accadere dell’interazione. Si apre davanti a noi un mondo «intermediario»,  la cui ontologia andrebbe indagata meglio.

 

  1. Stefano Armellin says:

    Buongiorno,
    La rete è una protesi del nostro cervello e migliora i collegamenti a distanza. Un tempo si diceva : la presenza fisica è più importante, poi si diceva : la presenza fisica e quella virtuale si equivalgono, ora si pensa: forse la presenza virtuale è superiore a quella fisica. In pratica il trionfo della Spiritualità. Pace e Gioia.
    Stefano Armellin
    http://armellin.blogspot.com
    Pompei, venerdì 25 maggio 2012

  2. Suor Cristina says:

    Già inquadrare la problematica dell’esistenza “virtuale” in termini di differente statuto ontologico di un modo “intermediario” da indagare, mi sembra che ci aiuti a comprendere il perchè della “diffidenza” inconscia ma ancora più spesso violentemente espressa sul mondo della rete. Appare la domanda: Cos’è verità? Grazie dell’articolo e delle linee date per una possibile indagine.

  3. dario ettari says:

    seguo da un pò il suo discorso cyberteologico, che mi sembra interessante – possiamo dire : tra Teilhard e McLuhan ? – , ma lo trovo, mi perdoni, un pò troppo “ottimista”. Mi pare, infatti, che la Rete sia qualcosa di molto ambiguo, in grado di “supportare” la nostra vita sociale (come lei sostiene) ma anche di “alienarla”, creando un pericoloso surrogato di quella “reale” . Lo stesso dicasi, a maggior ragione, della vita di fede…cosa ne pensa ?

  4. Stefano Armellin says:

    Buongiorno,
    La Verità può essere visualizzata ? l’icona occidentale è l’Arte Contemporanea Sacra, il mio tentativo in Rete è quello di dire esattamente le stesse cose dell’icona orientale ma innovando il linguaggio dell’Arte al massimo grado possibile, quindi, cercando di raggiungere dopo secoli “vuoti” il livello della Cappella Sistina; chi fosse interessato a seguire questo tentativo (estremo) può vedere direttamente la decima di quaranta puntate al link :
    http://tripwow.tripadvisor.it/tripwow/ta-0561-be3e-7e9a?lm ; e seguire tutto il discorso su http://armellin.blogspot.com; sarei molto grato a Civiltà Cattolica se potesse estendere la notizia anche ai suoi lettori : è on line IL VOLTO DEL MONDO E LA CROCE 1993/2013. Grazie per l’attenzione
    Stefano Armellin
    Pompei, sabato 26 maggio 2012

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