foto1“La Civiltà Cattolica” si rinnova non perché cede all’ideologia del “nuovo” ma perché il mondo è cambiato, la sua casa è cambiata. Dunque cambia – spero con eleganza – per essere sempre veramente se stessa.

Pochi giorni fa un nostro lettore che aveva deciso di non rinnovare l’abbonamento  ci ha ripensato per «la sensazione di aver acquisito, attraverso La Civiltà Cattolica, una forma mentale più introspettiva e, probabilmente, più umile che – continuava – spero di trasmettere a mio figlio».

 Il nostro vero tesoro come rivista della Compagnia di Gesù è questa forma mentis che ha la sua radice nella spiritualità di Ignazio di Loyola: una spiritualità umanistica, curiosa e attenta alla ricerca della presenza di Dio nel mondo, che nei secoli ha forgiato santi, intellettuali, scienziati… e anche un Papa. Principio ispiratore di questa spiritualità è un criterio molto semplice: «cercare e trovare Dio in tutte le cose», come scrive sant’Ignazio.

E sin dall’editoriale del primo fascicolo del 1850 la nostra rivista ha interpretato così la propria «cattolicità»: «Una Civiltà cattolica non sarebbe cattolica, cioè universale, se non potesse comporsi con qualunque forma di cosa pubblica».

Dunque La Civiltà Cattolica intende condividere un’esperienza intellettuale illuminata dalla fede e profondamente innestata nella vita culturale, sociale, economica, politica, artistica e scientifica dei nostri giorni.

Non vogliamo condividere le nostre riflessioni solamente all’interno del mondo cattolico, ma con chiunque intenda avere fonti di formazione affidabili, capaci di far pensare e di far maturare il giudizio personale.

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 In cosa consistono le principali innovazioni?

La Civiltà Cattolica non cambiava veste grafica dal 1970. Adesso è la prima volta, in 163 anni di vita della rivista, che questa veste viene sottoposta a un vera e propria progettazione coordinata, che va dal restyling della testata, alla creazione di un marchio, dall’impaginazione della copertina, alle gabbie interne, fino alla declinazione per tablet.

In relazione a questa decisione di cambiamento abbiamo coinvolto una società di comunicazione esperta e internazionale, la «Aleteia Communication» (1986), che ci ha donato questo progetto. Il dott. Giovanni Parapini che ha seguito il nuovo progetto.  L’Art Direction è di Turi Di Stefano, che ha curato del progetto nel dettaglio in un confronto continuo e serrato con tutto il Collegio degli Scrittori.

La testata è rimasta in Bodoni, vero filo conduttore dalla fondazione a oggi, ma passando dal Bodoni Poster al Bodoni Normal, leggermente ridisegnato, per avere un’identità sobria, ravvivata dalla presenza del colore bordeaux. Anche tutti i titoli interni sono rimasti in Bodoni.

È cambiato, invece, il carattere interno, mutando dal Simoncini Garamond al Cardo, font più «tondo» e chiaro, che facilita una lettura più riposante. Le gabbie interne sono state riprogettate secondo tre varianti, a secondo della sezione della rivista, a uno o due colonne.

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foto3csmiA livello di struttura scompaiono le «cronache» in un mondo in cui la cronaca è affidata ai quotidiani, e oggi anche ai blog e ai tweets in tempo reale. Insisteremo invece sui «ponti», cioè sulle riflessioni, le valutazioni critiche, i ragionamenti, anche sulla contemporaneità più attuale, grazie alla rubrica «Focus» con articoli legati all’attualità di carattere politico, economico, internazionale, di società, di diritto. La riflessione sulla Chiesa avrà un posto fisso al cuore, cioè al centro, della rivista. Appariranno nuove rubriche mobili quali il «Profilo» e l’«Intervista».

Più in generale ecco il senso della nuova struttura: La Civiltà Cattolica per tradizione e natura esprime una forma «alta» di giornalismo culturale. La rivista – scrivevano i nostri predecessori nel 1851 – «ti entra in casa per recarti novelle, per proporti dubbi, per darti schiarimenti su questa o quella quistione delle più dibattute». La Civiltà Cattolica vuole trattare «quistioni dibattute» e così rispondere all’appello dei Pontefici rivolto alla Compagnia di Gesù nel suo complesso, e in particolare a quello di Paolo VI, ripreso poi da Benedetto XVI:

«Ovunque nella Chiesa, anche nei campi più difficili e di punta, nei crocevia delle ideologie, nelle trincee sociali, vi è stato e vi è il confronto tra le esigenze brucianti dell’uomo e il perenne messaggio del Vangelo, là vi sono stati e vi sono i Gesuiti».

Non intendiamo semplicemente commentare eventi culturali o riflessioni già formulate. Per quanto ci è possibile vogliamo intuire ciò che sarà, anticipare le tendenze e i fenomeni, prevederne l’impatto, tenere desta l’attenzione dei nostri lettori, dunque. Paolo VI ci aveva chiesto di avere uno «sguardo profetico e dinamico verso l’avvenire […] per scoprire, indovinare se occorre, i segni dei tempi, cioè i doveri, i bisogni, le vie aperte all’avvenire della società e specialmente della Chiesa pellegrinante verso il domani».

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Un’altra innovazione riguarda il digitale. I nostri predecessori chiesero al tipografo di acquistare in Inghilterra una «macchina celere» in sostituzione di quella per la stampa a mano. E questo per fedeltà alla richiesta di Pio IX riguardo ai loro scritti di «spargerli e diffonderli ampiamente in tutti i Paesi», come si legge nella Gravissimum supremi. Nel 1854 la tiratura salì a 13.000 copie.

Oggi per noi questo ha significato l’approdo sui supporti digitali per rendere la rivista maggiormente fruibile da parte di un numero maggiore di persone. La rivista così oggi diventa disponibile su tutti i tablet con applicazioni su iPad, iPhone, Android, Kindle Fire e Windows 8.

È possibile sin da questo momento scaricare gli ultimi due numeri della rivista: l’ultimo della vecchia versione e il primo della nuova.

Abbiamo affidato questo lavoro alla società italo-californiana «Paperlit». A curare con estrema pazienza e cura tutti gli aspetti tecnici è stato l’Ufficio Servizi Informatici della Pontificia Università Gregoriana con a capo l’ing. Gianfranco Fattorini e il lavoro specifico come programmatore e analista del sign. Giovanni Di Giorgio.

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Copia di foto2csLa Civiltà Cattolica, nata nel 1850, ha solcato decenni nei quali sono cambiati non solamente le modalità della comunicazione, ma i suoi stessi significati. Oggi comunicare significa sempre meno «trasmettere» notizie e sempre più essere testimoni e «condividere» con altri visioni e idee.

Per questo il contenuto della rivista nella forma essenziale dell’abstract è «aperto» alle reti sociali per la fruizione, la condivisione, il commento nell’ambito proprio: non il nostro sito ma i networks sociali come Facebook e Twitter.

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Inoltre, grazie alla collaborazione di Google – rappresentata da Giorgia Abeltino, Policy & Government Relation Counsel di Google Italia – è stato avviato un progetto per cui saranno resi fruibili su web tutti i fascicoli pubblicati dal 1850 al 2008. Google aveva infatti digitalizzato i volumi nel contesto del suo progetto Google Libri, attraverso accordi con diverse biblioteche in Europa e negli Stati Uniti. I volumi ancora tutelati da copyright verranno ora resi disponibili su nostra autorizzazione.

Sono previste anche forme instant book digitali che raccolgono articoli pubblicati nel corso degli anni su alcuni argomenti significativi per offrire al lettore una panoramica esaustiva di come è stato trattato.

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Dal 1850 al 1933 la rivista non firmava gli articoli per significare che essi sono espressione non di un singolo ma di una comunità, il cosiddetto «collegio degli scrittori», composto attualmente da 7 gesuiti. La Civiltà Cattolica è l’espressione del lavoro di una équipe. Noi scrittori siamo, come ci scrisse Leone XIII nel breve Sapienti consilio, «uniti in comunanza di vita e di studi».

I nostri nomi li conoscete, immagino: P. Michele Simone, P. Giovanni Cucci, P. Luciano Larivera, P. Francesco Occhetta, P. Domenico Ronchitelli, P. Giovanni Sale. Ma accanto a loro scrivono ancora regolarmente p. Ferdinando Castelli, P. Virgilio Fantuzzi, p. Giuliano Raffo, P. Giandomenico Mucci e p. GianPaolo Salvini che è stato direttore per oltre 26 anni e che tutti ben conoscete.

Oggi più che mai però la cultura è diversificata. Aumenterà dunque, rispetto al passato, la presenza di firme internazionali di padri gesuiti e la varietà degli argomenti trattati, anche se la rivista sarà sempre «cucinata» in casa all’interno di una redazione stabile composta da 7 gesuiti.

Alcuni di voi mi hanno chiesto di vedere il backstage della rivista. In realtà il baci stage non c’è. Chi venisse a visitarci avrebbe forse l’impressione di un monastero dove i gesuiti studiano e scrivono (e pregano!) nelle loro stanze. Eppure questa apparente calma nasconde invece un confronto continuo tra di noi – a volte calmo a volte teso – in occasioni formali e informali (prendere insieme caffè e biscotti a metà mattina è una di queste!). Pranziamo e ceniamo alla stessa ora, evitando però di parlare di lavoro…

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Noi gesuiti che oggi componiamo la redazione della Civiltà Cattolica siamo convinti che – come ci disse Benedetto XVI nel 2006 – «La Civiltà Cattolica, per essere fedele alla sua natura e al suo compito, non mancherà di rinnovarsi continuamente». E il rinnovamento che oggi presentiamo è una tappa di questo cammino.

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