Che cosa fanno i cappellani aeroportuali? Qual è il loro compito?

Amo gli aeroporti. Non ho mai vissuto in un aeroporto nel senso che non ne ho vissuto le dinamiche interne per più di poche ore.

Una volta per prendere un volo KLM per Amsterdam e poi proseguire per Seattle sono arrivato a Fiumicino al mattino molto presto. Era ancora buio. Ho visto l’aeroporto svegliarsi. Conservo ancorea l’emozione di vedere un mondo di connessioni sorgere dal buio e mettersi in movimento.

So che un aeroporto ha una vita propria in quanto mondo di connessioni. Non ha senso di per se stesso: ha senso in quanto hub, punto di collegamento. Eppure al suo interno si sviluppano dinamiche peculiari di attesa, ricerca, relax, tensione, gioia per un viaggio o anche dolore per una separazione. L’aeroporto vive di dinamiche e di panorami: è un luogo chiuso da vetri e dunque chiuso da aperture.

Come è possibile essere preti in questo territorio, cappellani aeroportuali? Per questo ho letto con estremo interesse il documento finale del XV Seminario Mondiale dei Cappellani Cattolici dell’Aviazione Civile che si è svolto dall’11 al 15 giugno scorsi a Roma.

Tra le varie affermazioni ce ne sono alcune che mi hanno colpito in maniera particolare e che dipingono un ritratto singolare di sacerdote che, a mio avviso, dovrebbe o almeno potrebbe illuminare la missione pastorale di sacerdoti urbani, immersi nelle realtà delle nostre città, che a loro volta si stanno trasformando anche in grandi hub, territori di connessione…

Tra l’altro in questo documento si dice che i cappellani aeroportuali “devono essere consapevoli del contesto culturale multidimensionale e di fluidità in cui essi operano”.

Un pastore nel mondo contemporaneo deve essere consapevole non solamente delle dimensioni in gioco nel mondo d’oggi, ma anche della sua fluidità. E’ questo concetto di fluidità che mi colpisce dando dinamismo e vivacità alle dimensioni che invece di per sé comunicano una certa staticità. Il mondo in cui viviamo più che “liquido” è “fluido”. E questo perché?

Perché “la cultura comprende il nuovo campo delle comunicazioni elettroniche, un’economia globalizzata, il riallineamento delle sensibilità religiose, che includono le spinte di secolarizzazione fino alla nascita delle varie forme di fondamentalismo, con persone sempre più in movimento e di origine culturale mista”.

C’è grande densità in queste righe che sono un ritratto del nostro mondo. Interessante il cortocircuito tra secolarizzazione e fondamentalismo espresso in poche parole in un contesto misto e in movimento. Il movimento fisico del trasporto aereo viene a sua volta connesso alla globalizzazione dell’economia e alla comunicazione digitale. Per questo tra i suggerimenti concreti il documento, tra l’altro, consiglia l’uso degli “strumenti tecnologici presenti negli aeroporti per il loro servizio pastorale”.

Quindi ecco che l’aeroporto non è più un semplice luogo di passaggio ma è “un importante crocevia delle culture e, pertanto, è uno straordinario areopago nel contesto della nuova evangelizzazione”.

Raccogliendo le idee fin qui espresse l’aeropargo contemporaneo sembra ben ritratto dal contesto aeroportuale possedendo i tratti della fluidià, del movimento, della comunicazione, della globalizzazione. Il mondo stesso sembra addensarsi nello spazio aeroportuale con una concentrazione delle sue dinamiche. In una intervista il card. Antonio Maria Vegliò ha definito questo spazio come “megalopoli aeroportuale”, dove i cappellani  sono “gli apostoli del nostro tempo”.

Quale l’azione del pastore in questo contesto? Il documento qui è lucido e preciso:  “aiutare uomini e donne del nostro tempo a individuare le domande più profonde della loro vita”. Da notare bene: non innanzitutto dare risposte! Ma aiutare le persone a individuare le domande. Si tratta oggi di una premessa fondamentale. In un mondo che è ansioso di dare risposte a tutto, specialmente alle domande che noi non abbiamo mai posto (è la dinamica della pubblicità così presente nel contesto aeroportuale), oggi è il tempo di aiutare le persone a porsi le domande.

Come? C’è un modo essenziale: l’essere uomini dalla personalità aperta e accogliente. Si legge: “È infatti la loro personalità umana che li rende capaci di accogliere le persone, di essere loro vicini, di ascoltarli con attenzione, di entrare in un dialogo che può condurre alla fede o a una fede più matura”. Non si fa affidamento su altro che su una personalità disposta ad accogliere e a dialogare con persone di varie confessioni o anche di varie tradizioni religiose. Questa apertura è la chiave per aiutare le persone a porsi le domande giuste in un tempo di risposte (spesso) sbagliate (o almeno inadeguate).

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Ecco di seguito il testo completo del Documento finale del XV Seminario Mondiale dei Cappellani Cattolici dell’Aviazione Civile e Membri delle Cappellanie:

INTRODUZIONE

Noi, 79 cappellani cattolici e membri delle cappellanie aeroportuali, in servizio nell’aviazione civile di tutto il mondo con gioia e speranza, ci siamo riuniti da 31 aeroporti internazionali di 14 Paesi d’Europa e delle Americhe, accogliendo l’invito del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti per studiare le modalità con cui poter mettere in atto con efficacia la Nuova Evangelizzazione nel mondo dell’aviazione civile. Nella nostra assemblea, ci siamo giovati dell’aiuto competente di esperti e rappresentanti istituzionali che ci hanno illuminato sul contesto in cui va portata avanti la nuova evangelizzazione nel mondo contemporaneo e sull’importanza di considerare forme diverse di dialogo come parte di tale processo in qualsiasi luogo, compreso l’ambito della mobilità umana in generale e quello dell’aviazione civile in particolare.

E’ stata una grande grazia uscire dalle nostre attività quotidiane per riflettere sul nostro ministero e per essere in dialogo e comunione con coloro che condividono la nostra missione. Ci ricorda il grande valore dell’ “appartarci” periodicamente, come dice il Vangelo, per pregare e riflettere sulla nostra missione e ministero.

Ispirati dalle parole che il Santo Padre ci ha rivolto, siamo ora più consapevoli che siamo “chiamati ad impersonare negli aeroporti del mondo la missione della Chiesa di portare Dio all’uomo e condurre l’uomo all’incontro con Dio”. Ciò ha riaffermato il nostro mandato e la nostra comprensione dell’importanza di tale missione e ministero nella vita della Chiesa.

Partiamo da questa assemblea di cappellani cattolici dell’aviazione civile di tutto il mondo con gioia e speranza. Partiamo coscienti della sfida di dover rispondere alle molte necessità e opportunità che abbiamo visto emergere nel mondo dell’aviazione civile. Attendiamo i risultati del prossimo Sinodo dei Vescovi per un ulteriore chiarimento sul nostro compito di portare la nuova evangelizzazione in un mondo bisognoso.

Le nostre conclusioni rappresentano alcune delle principali linee che sono emerse nel corso del seminario.

CONCLUSIONI

1. La cappellania aeroportuale costituisce un importante ministero e un’apertura pastorale della Chiesa che contribuisce alla sua indispensabile presenza non soltanto negli aeroporti, ma anche nella società. Ha bisogno di essere riconosciuta come tale e sostenuta dai responsabili delle strutture e dell’organizzazione della missione ecclesiale. La situazione particolare degli aeroporti, che hanno un considerevole numero di persone sia stabili che in transito, dalle origini culturali più svariate, indica il grande potenziale del nostro ministero per la nuova evangelizzazione.

2. I cappellani aeroportuali continueranno a rispondere alle necessità religiose e spirituali dei credenti, in particolare con la celebrazione dei sacramenti per i fedeli cattolici. Al contempo, la nuova evangelizzazione invita i cappellani a operare per rivitalizzare la fede di coloro che già sono credenti. Nell’Anno della Fede ciò potrebbe significare una catechesi più estesa e un esame più approfondito delle modalità di preghiera e d’accompagnamento spirituale.

3. La nuova evangelizzazione comporta che i cappellani passino da una pastorale di mantenimento a una missionaria, da una prassi di risposta alle richieste alla ricerca attiva di raggiungere coloro che si sono allontanati dalla fede e dalla Chiesa. Perciò, la nuova evangelizzazione intensifica l’apertura apostolica del ministero aeroportuale. Perché ciò avvenga in modo efficace, i cappellani dovranno dare spazio all’immaginazione e alla creatività, insieme ad altri membri della Chiesa, poiché la Nuova Evangelizzazione è appunto nuova.

4. I cappellani aeroportuali che intendono promuovere la nuova evangelizzazione devono essere consapevoli del contesto culturale multidimensionale e di fluidità in cui essi operano. La cultura comprende il nuovo campo delle comunicazioni elettroniche, un’economia globalizzata, il riallineamento delle sensibilità religiose, che includono le spinte di secolarizzazione fino alla nascita delle varie forme di fondamentalismo, con persone sempre più in movimento e di origine culturale mista. L’aeroporto stesso è un importante crocevia delle culture e, pertanto, è uno straordinario areopago nel contesto della nuova evangelizzazione.

5. Un momento cruciale per i cappellani aeroportuali e per coloro che sono impegnati nella nuova evangelizzazione è la pre-evangelizzazione, che intende aiutare uomini e donne del nostro tempo a individuare le domande più profonde della loro vita. Essi saranno aperti e disponibili alla risposta che si trova in Gesù Cristo, Parola di vita, solo se le loro domande fondamentali saranno chiare. Spesso le profonde domande umane sono collegate a un senso di fragilità della vita umana, come pure alle più profonde aspirazioni del cuore umano alla conoscenza e all’amore. I cappellani possono pre-evangelizzare efficacemente facendo leva sulle esperienze di fragilità e vulnerabilità negli aeroporti, insieme alle alte aspirazioni umane, per condurre le persone a una comprensione più chiara delle questioni decisive della vita che possono avere risposta solo nella fede in Gesù Cristo.

6. Per attuare la nuova evangelizzazione, i cappellani si devono impegnare personalmente. È ovviamente essenziale la loro formazione come credenti, poiché per essere efficaci evangelizzatori prima devono essere testimoni viventi del Vangelo di Cristo. Ancor prima di ciò, grande attenzione va riservata alla formazione umana dei cappellani d’aeroporto. È infatti la loro personalità umana che li rende capaci di accogliere le persone, di essere loro vicini, di ascoltarli con attenzione, di entrare in un dialogo che può condurre alla fede o a una fede più matura. La loro umanità, secondo le parole del Beato Giovanni Paolo II, deve diventare ponte e non ostacolo nella comunicazione di Gesù Cristo agli uomini e alle donne di oggi.

7. Dal momento che gli aeroporti sono grandi crocevia di tutta l’umanità, le dimensioni ecumeniche e inter-religiose del ministero aeroportuale hanno una straordinaria importanza. I cappellani d’aeroporto devono essere sensibili alle diverse tradizioni religiose. In particolare, essi hanno bisogno di una prospettiva ecumenica in grado di metterli in sintonia con gli altri cristiani. Questo legame ecumenico giova alla comune testimonianza di Gesù Cristo e, a suo modo, favorisce la nuova evangelizzazione.

Abbiamo dunque formulato alcuni suggerimenti per agire concretamente nell’ambito della nuova evangelizzazione.

ALCUNI SUGGERIMENTI CONCRETI

1. Il metodo di evangelizzare nelle cappellanie aeroportuali non può essere lo stesso che in una parrocchia. Negli aeroporti, i cappellani e i loro collaboratori incontrano persone che in altri contesti difficilmente avvicinerebbero uomini e donne di fede, né intraprenderebbero un qualche tipo di dialogo religioso o spirituale. Suggeriamo perciò l’uso di presentazioni audiovisive da parte delle cappellanie su vari aspetti della fede, fornendo anche occasioni di catechesi, magari prima della celebrazione della Santa Messa. Un’altra via è quella di preparare appositi CD o libri da mettere a disposizione nella cappella, o distribuendoli, ad esempio, come dono di Natale agli operatori aeroportuali.

2. Raccomandiamo che tutti coloro che svolgono la loro missione negli aeroporti siano facilmente identificabili, ad esempio portando un distintivo della cappellania. In particolare consigliamo, se è possibile ed opportuno, che presbiteri, diaconi, religiosi e religiose impegnati nella pastorale d’aeroporto indossino l’abito religioso, in modo da essere presenza visibile della Chiesa in uno spazio neutro.

3. I cappellani aeroportuali e i loro collaboratori mantengano buoni rapporti con le autorità aeroportuali, imprenditori e sindacati per un servizio pastorale più efficace alle persone loro affidate – operatori e utenti di aeroporto e delle compagnie aeree, passeggeri – tutelando la loro dignità e rispondendo alle loro necessità spirituali e sociali.

4. Ciò sarà possibile anche utilizzando gli strumenti tecnologici presenti negli aeroporti per il loro servizio pastorale nel contesto della nuova evangelizzazione.

5. I cappellani e i membri delle cappellanie aeroportuali hanno un’importante missione evangelizzatrice in caso di emergenza e di gravi incidenti. È quindi necessario che siano competenti non solo nell’assistenza pastorale, ma che sappiano anche affrontare adeguatamente situazioni di criticità.

6. La disponibilità a tempo pieno dei cappellani e dei membri delle cappellanie aeroportuali sarebbe di grande beneficio per la nuova evangelizzazione. Dove è possibile, gli Ordinari delle diocesi in cui sono ubicati gli aeroporti sono incoraggiati a nominare un cappellano a tempo pieno. Si raccomanda inoltre la partecipazione dei volontari che sostengono i cappellani nel loro ministero.

7. La pubblicazione di un nuovo “Libro di preghiere per i viaggiatori” potrebbe essere uno strumento utile per la nuova evangelizzazione.

8. Si potrebbe studiare la costituzione di una Associazione Internazionale di volontariato laicale sia per aiutare il cappellano dell’aeroporto sia per garantire una presenza orante continua nella cappella, magari mediante l’adorazione eucaristica permanente.

EPILOGO

Riteniamo che sia nostro compito adempiere queste conclusioni e raccomandazioni e comunicarle ai nostri fratelli cappellani e membri delle cappellanie aeroportuali, come pure ai nostri Vescovi, affinché, insieme, possiamo realizzarle più efficacemente non soltanto a beneficio delle persone che serviamo, ma per rendere Cristo più visibile nell’ambito dell’aviazione civile, di modo che diventi sempre più il centro della vita e delle attività aeroportuali.

Deponiamo il nostro lavoro ai piedi di Nostra Signora di Loreto, nostra patrona, perché sia costante ispirazione e guida nella nostra missione impegnativa e gratificante.

  1. Iolanda says:

    Molto interessante questo testo che rovescia la definizione classica di aeroporto come non-luogo. Mi colpisce l’idea che invece si tratti di una dimensione tanto più ricca proprio perché di passaggio e in movimento – connesso. Grazie.

  2. Paola Segurini says:

    Una riflessione davvero profonda, che appartiene al filone della nuova considerazione dei non-luoghi come luoghi a tutti gli effetti, e caratterizzati da una potenzialità ampliata a tutto tondo, rispetto ai luoghi convenzionali.

  3. Paola says:

    Importante anche la presenza di cappellani a bordo delle navi da crociera. Una nave da crociera è come una città galleggiante. Un popolo la abita, spesso eterogeneo e cosmopolita, con le sue esigenze spirituali e religiose. La cappella della nave diventa un luogo di preghiera, il posto per le funzioni. La sua presenza ricorda che c’è sempre un tempo, anche in alto mare da dedicare tutto al Signore.

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