Il 30 aprile scorso i 7 vescovi della Conferenza Episcopale Neozelandese hanno inviato una lettera ai sacerdoti delle loro diocesi nella quale hanno affermato di aver ricevuto numerose richieste in merito all’uso del Messale Romano su supporti informatici (iPad, altri tablets, e-readers e smartphones) al posto dei libri liturgici tradizionali.
I vescovi scrivono di aver soppesato la cosa, esaminando con attenzione anche quanto accade in altri Paesi. Essi considerano che le varie applicazioni che portano il Messale sui supporti digitali siano «eccellenti a scopo di studio», ma «non possono essere usati dal sacerdote nella liturgia», Quindi «solamente la copia del Messale Romano stampata in maniera ufficiale può essere usata durante la messa e le altre liturgie della Chiesa».
I vescovi forniscono anche una motivazione della loro decisione: «Tutte le fedi (all faiths) hanno libri sacri (sacred books) che sono riservati per quei riti e quelle attività che sono al cuore della fede. La Chiesa Cattolica non è differente, e il Messale Romano è uno dei nostri libri sacri. La sua forma fisica indica il suo ruolo speciale nel nostro culto. Il Messale è riservato per l’uso durante la liturgia della Chiesa. L’iPad e gli altri strumenti elettronici hanno una varietà di uso, come per esempio giocare, navigare in internet, guardare video e controllare la posta elettronica. Già questo di per sé rende il loro uso inappropriato per la liturgia».
Questa dichiarazione ha fatto molto discutere perché, grazie ad applicazioni come iBreviary ma anche ePrex e altre ancora, anche in Italia si va diffondendo l’uso dei libri liturgici su supporti digitali. Come considerare la dichiarazione dei vescovi neozelandesi? Uscendo dalla preoccupazione di dare torto o ragione, notiamo che la motivazione che essi offrono è di estremo interesse. Che cosa hanno notato i vescovi? Che con l’espandersi della lettura digitale il «testo» si distacca in maniera definitiva dal suo ancoraggio solido alla realtà materiale della «pagina». In che cosa consiste infatti la sfida posta dagli schermi ai «testi sacri»?  Innanzitutto nel fatto che il testo diventa un «oggetto» fluido: l’esatto opposto delle «tavole della legge» e del detto scripta manent. Non solo: il testo liturgico può facilmente sparire dal supporto per lasciare il posto a video, mail o pagine web, altre applicazioni. Il «testo» si distacca dalla realtà materiale della «pagina» per «galleggiare» sullo schermo senza però mai coincidere con esso.
Insomma: sui supporti digitali la «pagina» non è più una sorta di «icona» dipinta su pergamena, come avveniva all’epoca delle grandi Bibbie miniate, ma uno «schermo». La venerazione è tutta spostata sul messaggio: la pagina diventa provvisoria, il libro accessorio. Dalla lettera dei vescovi neozelandesi si evince invece che la liturgia pensa la sacra pagina come un’icona. La pagina del vangelo, anche se non è più riccamente miniata come una volta, rimane parte integrante dell’azione rituale della comunità cristiana. Non è immaginabile, per intenderci, che si porti in processione un iPad o un computer portatile o che in una liturgia un monitor sia solennemente incensato e baciato. La liturgia dunque è un baluardo di «resistenza» del rapporto testo/pagina contro la volatilizzazione del testo disincarnato da una pagina d’inchiostro; il contesto nel quale la pagina resta il «corpo» di un testo.
Pensiamo al Concilio di Trento che abbracciò la tecnologia all’avanguardia del suo tempo, la stampa, che permise la creazione delle editiones typicae, utile alla creazione di una liturgia veramente «globale», cioè uniforme in tutte le diocesi e parrocchie. Come la Chiesa, al di là del caso neozelandese, si confronterà con la tecnologia del testo digitale?
(ho pubblicato questa nota nella mia rubrica “Cyberteologia” del numero di luglio del mensile di Jesus col titolo “Come cambia il concetto di Libro sacro al tempo dell’iPad”)

***

* Qui sotto copia della lettera dei vescovi neozelandesi

  1. Sergio Pillon says:

    Mi fa pensare a quando mi dicono che la Telemedicina rompe il rapporto medico paziente: certamente se viene usata INVECE, se invece viene usata IN PIU’ il rapporto non puo’ che essere migliore, piu’ ricco, piu’ utile. iPad non credo che possa essere usato INVECE ma in PIU’, per rendere il Messaggio piu’ ricco, per aiutare chi lo rappresenta e farlo meglio.

    La tecnologia digitale in questo caso non va pensata come SOSTITUTIVA ma come completante ed arricchente. E’ esattamente con il microfono in chiesa, come il riscaldamento, come le panche. In piedi sotto un cielo stellato o seduti su un prato sotto un bel sole di primavera c’e’ molta piu’ forza ma ….

  2. puntomaupunto says:

    capisco la logica di affermare che l’iPad non possa sostituire l’icona del messale, però la frase «L’iPad e gli altri strumenti elettronici hanno una varietà di uso, come per esempio giocare, navigare in internet, guardare video e controllare la posta elettronica. Già questo di per sé rende il loro uso inappropriato per la liturgia» mi sembra un’esagerazione. Da questo punto di vista potremmo dire che sulla carta si può scrivere di tutto, quindi un messale di carta è inappropriato…

  3. mario says:

    Ciò che conta credo sia la fedeltà del testo. Altrimenti ricadiamo in casistiche superate: Si possono usare fotocopie ingrandite se si ha problemi di vista? Il messale deve contenere miniature? E’ sufficiente una legatura non cartonata? Suvvia, siamo seri: il supporto non è il demonio…. :-)

  4. Marino says:

    Articolo davvero molto interessante. Il problema si potrebbe facilmente superare con la realizzazione di una app ufficiale con i testi (sulla falsa riga di iBreviary, di cui l’immagine di apertura dell’articolo) da parte delle varie Conferenze Episcopali.

    Quante messe sono celebrate (per praticità) con messalini? O con libretti? O con fogli pinzati? Senza ovviamente denigrarli, il rito richiede però rispetto anche dagli oggetti liturgici, ed è per questo che l’idea di app appositamente studiate (non meri ebook dei libri liturgici!) penso sia la strada giusta.

    Segnalo tra l’altro che, sul tema, mi sarei aspettato sul sito Vatican.va una quache app “ufficiale” con i testi ufficiali della Bibbia, di libero e gratuito accesso, mentre ad oggi dobbiamo appoggiarci a servizi online (ottimi -per carità!- come laparola.net) o app (qui si sente la mancanza del suddetto sito su dispositivi iOS) di terze parti.

  5. Carlo says:

    Quest’affermazione: “La venerazione è tutta spostata sul messaggio: la pagina diventa provvisoria, il libro accessorio” non la condivido. E’ probabile che con il tablet la venerazione sia spostata sullo schermo e il messaggio diventi accessorio.

  6. Maury says:

    Ma non è una contraddizione il fatto che si porta in processione o si bacia un libro proprio perchè è il “supporto” sul quale c’è la parola di Dio, vero oggetto della venerazione, con il fatto che non si possa usare un altro tipo di supporto? Non vedo la difficoltà di utilizzare un ipad o e-reader solo per questo tipo di uso con magari una app specifica approvata dalla Chiesa come già suggerito da da Marino.

  7. John D'Orazio says:

    In ogni caso, se si destinasse un’ipad ad uso liturgico (o altro supporto simile, non esiste soltanto la Apple! per esempio il Kindle, oppure i tablet android ecc.), lo riserverei soltanto per quell’uso. Se diciamo che la “venerazione” o comunque il rispetto dimostrato nei confronti della Parola di Dio stampata su carta si possa trasferire anche verso altro supporto anche elettronico, questa “venerazione” per il sacro viene a perdersi dal momento che quello stesso supporto viene utilizzato per altro.
    Sulla carta in generale puoi scrivere anche altre cose; ma QUELLA carta contiene la Parola di Dio e solo quella (o nel caso del messale le preghiere liturgiche).
    Similmente, un supporto elettronico in generale può essere utilizzato per tante cose; ma se ne usiamo uno per la liturgia, lo utilizzerei soltanto per quel fine.
    Non ci dobbiamo fermare all’idea dell’ipad. Perché non fare un ambone con schermo integrato, che contiene le letture della Messa? Così non c’è rischio nemmeno che venga asportato / rubato da un malintenzionato.
    Similmente si possono fare dei supporti studiati appositamente per l’altare, una specie di “leggio elettronico” con tutto il Messale. Così il suo uso è soltanto per la liturgia. Non per questo bisogna eliminare la carta però. Penso che sappiamo tutti che l’elettronica è soggetta ai fallimenti. Il giorno che il “leggio elettronico” comincia a fare i capricci e non s’accende o si impalla e non gira pagina, mi sarà molto utile avere un messale stampato su carta a portata di mano…

  8. John D'Orazio says:

    Avevo pensato anche ultimamente a questo tema, riflettendo sul fatto che sono uscite più volte dal Concilio Vaticano II ad oggi aggiornamenti al Messale, nuove traduzioni dei testi sacri… E ogni volta le parrocchie, le chiese, gli istituti… devono ricomprarsi tutti i libri liturgici! E’ una spesa non indifferente… Con un supporto elettronico invece, ogni volta che esce fuori una nuova traduzione ufficiale, basterebbe inviare un “aggiornamento elettronico” che viene scaricato direttamente sui supporti studiati appositamente per l’ambone e per l’altare.
    Capita anche che, nonostante tutti i controlli di correzione di bozze, qualche errore tipografico può finire sulla carta. E una volta che ci sta, lì rimane. Capita occasionalmente di trovarsi a proclamare il Vangelo la Domenica, e bisogna fermarsi per capire che cosa doveva essere scritto, perché c’è un errore di stampa.
    Invece la “fluidità” del supporto elettronico qui ha un punto di forza. Eventuali errori sfuggiti alla correzione di bozze possono essere facilmente corretti con un ufficiale “aggiornamento elettronico” inviato dal Vaticano o dalla Conferenza dei Vescovi.

  9. Don Gian Luigi sdb says:

    Condivido. Penso si debba evitare ogni esagerazione: penso per esempio al possibile uso in campeggio, in montagna con un gruppo di giovani, in alcune situazioni in villaggi in “terre di missione”, ecc. Dunque: non esagerazioni, così come evitare l’uso dell’iPad in modo abitudinario.
    Tuttavia va preservata la simbologia e il valore “iconico” del Lezionari soprattutto, più e oltre il Messale. Intronizzaremo un iPad ? L’inchino e l’incenzo per un iPad ? Aggiungo: quando verranno aboliti tutti i foglietti liturgici domenicali e connesse fotocopie ?

  10. Carlo says:

    Gesù ha detto di predicare e di scacciare i demòni. Egli ha scritto solo sulla sabbia e non è rimasto nulla sulla sabbia, poiché le Sue parole sono rimaste nei cuori. Solo Dio sa cosa c’è nel cuore dell’uomo. Le parole scritte in un libro di carta sono uniche per quel libro. Si sa quello che c’è scritto.

  11. Paolo says:

    Il libro liturgico per eccellenza è il lezionario, non il messale. A mio avviso l’uso di un iPad o simile “dedicato solo a questo uso” non sarebbe contrario alla liturgia. Il lezionario no, non può essere sostituito, il lezionario va portato anche in processione, non lo si può sostituire con un iPad o con un notebook! Parere personale ovviamente.

  12. Paolo Bonamico says:

    Meglio non mischiare il sacro con il profano. Saper quanti minori vengono sfruttati nei paesi poveri per ricavare I metalli e minerali che vengono inseriti nei nostri cellulari, I Pad e altro?

  13. Paolo Bonamico says:

    Meglio non mischiare il sacro con il profano. Saper quanti minori vengono sfruttati nei paesi poveri per ricavare I metalli e minerali che vengono inseriti nei nostri cellulari, I Pad e altro?

  14. Pietro says:

    Potremmo fare lo stesso discorso per gli strumenti musicali utilizzati per il canto della celebrazione eucaristica. Le chitarre, ad esempio, sono utilizzate anche per feste, campeggi, etc…Mi sembra, però, che durante l’Eucaristia doni un grande e bel servizio alla comunità.

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.