Ieri, 4 ottobre 2011, presso la LUMSA di Roma si è svolta la presentazione del volume di F. Bea e A. De Carolis Ottant’anni della radio del Papa. E’ stata una occasione per comprendere una storia ricca di spunti di innovazione per il futuro. Riporto qui ampi stralci del discorso di padre Federico Lombardi tenuto giorno 11 febbraio 2011 alla conferenza stampa tenutasi ai Musei Vaticani in occasione dell’anniversario.

Sono arrivato alla Radio il 15 gennaio 1990, il giorno in cui sono iniziati i bombardamenti di Bagdad nella prima guerra del Golfo. Mi domandavo: Che cosa devo dire? Come faccio? Poi ho capito che il primo e fondamentale commentatore della storia dei nostri giorni per la RV non ero io, ma era il Papa. […].

Specificamente nostro è il compito del come comunicare. Come comunicare efficacemente, in un linguaggio chiaro e comprensibile, in modo da raggiungere tante persone, arrivare alla loro mente, al loro cuore, possibilmente toccarlo. E per questo bisogna assimilare il messaggio che si riceve, farlo proprio, per poterlo esprimere in modo vissuto e credibile, con le lingue, i generi espressivi e le tecnologie adatte.

Siamo una radio, questo caratterizza profondamente la nostra storia e la nostra identità, la nostra mentalità e il nostro modo di lavorare, ma – permettetemi la provocazione -, oggi la parola “radio” è spesso fonte di equivoco e non sempre aiuta la comprensione di ciò che realmente siamo. “Radio” fa pensare anzitutto alle antenne e alle onde, a una tecnologia che ha caratterizzato un’epoca storica. Le antenne e le onde ci sono state e ci sono, ma sono oggi solo una delle vie attraverso cui il messaggio si diffonde. Ce ne sono molte altre. Ci sono i satelliti dai primi anni 90, c’è l’internet dai secondi anni 90, c’è la digitalizzazione di tutti i nostri strumenti di lavoro, c’è la fioritura delle nuove applicazioni tecnologiche di cui parlava mons. Wells, c’è la convergenza digitale che ci ha portato necessariamente non solo a trasmettere il suono delle parole e della musica, ma anche a pubblicare e archiviare i testi scritti che componiamo – siano o no trasmessi in audio -, a integrare il nostro lavoro con quello della produzione delle immagini fotografiche e del video, a lavorare in stretta simbiosi con il Centro televisivo e il Sito web vaticano…

Siamo ancora una “radio”? O non siamo piuttosto una grande comunità di comunicatori e tecnici al servizio della missione del Santo Padre, che – coinvolta nelle grandi trasformazioni dell’era digitale – cerca di usare le vie migliori per comunicare, in collaborazione con tutti quelli che possono contribuire a tale missione? Forse siamo piuttosto questo.

Siamo una comunità di lavoro originariamente e appassionatamente internazionale e multiculturale. Siamo più di 300 e veniamo da 60 paesi diversi.

Abbiamo conservato e amiamo la ricchezza e la varietà di lingue che la nostra storia ci ha affidato. Si tratta della grande maggioranza delle lingue europee e di una scelta significativa di lingue parlate negli altri continenti, per un totale di oltre 40 lingue usate regolarmente. Probabilmente siamo l’emittente internazionale oggi con il numero maggiore di lingue usate, anche se per programmi di durata spesso piuttosto breve (una ventina di minuti). […].

Per questo abbiamo conservato una gamma assai ampia non solo di lingue, ma anche di tecnologie di comunicazione. Alcune, come le tradizionali onde corte, le consideriamo tuttora necessarie per servire alcune aree del mondo – ad esempio in Africa – che se no rimarrebbero abbandonate. Ma sappiamo bene che numeri sempre più grandi di persone, soprattutto nelle generazioni più giovani, sono già migrati da tempo verso altri strumenti e mondi di comunicazione, e anch’essi non vanno abbandonati, anzi vanno cercati sulle loro strade.

Di qui l’impegno continuo di trasformare il nostro lavoro così da farlo approdare con bollettini email, RSS e podcast sui PC degli internauti o sugli smartphones delle nuove generazioni. Vi assicuro che portare avanti il servizio necessario di produzione informativa continua, riducendo gradualmente il personale e contenendo le spese e innovando allo stesso tempo continuamente nei metodi di lavoro è difficile. Ma è quello che stiamo facendo da molti anni… E cerchiamo di farlo con intelligenza e creatività, anche con soluzioni nuove.

Ci siamo impegnati per arrivare a questa data con un nuovo regalo da offrire. Si chiama Vatican TIC. Chi verrà a visitare il nostro sito potrà scoprirlo: è un sistema organizzato in base al calendario delle attività del Papa, grazie a cui con un semplice clic si possono richiamare tutti i contributi pubblicati nel sito che si riferiscono a un determinato evento dell’agenda del Papa. E questo si può estendere facilmente agli altri siti vaticani con cui collaboriamo, cosicché potrà diventare uno strumento molto potente e condiviso per il nuovo Portale di informazioni vaticane che il Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali sta sviluppando.

Ho detto intenzionalmente “condiviso”, perché la nostra comunità vuol essere aperta e collaborativa, non chiusa e autosufficiente, dato che è al cuore di una grande comunità come la Chiesa e ne condivide lo spirito. Da quando i satelliti e l’internet negli anni 90 ci hanno permesso di diffondere i nostri programmi con buona qualità, così da poter essere ritrasmessi, il numero delle emittenti – soprattutto cattoliche, ma non solo – che ci ritrasmettono è andato sempre aumentando, fino a superare oggi il migliaio (esempi: francese, brasiliano, polacco). Per non parlare dei siti che sono linkati con il nostro. Tramite la Sala Stampa mettiamo a disposizione molta della nostra documentazione a tutti i giornalisti accreditati in Vaticano.

Abbiamo imparato la gioia di collaborare con il Centro Televisivo Vaticano in varie forme, ma in particolare creando insieme il nuovo canale vaticano su YouTube, in cui abbiamo pubblicato nell’ultimo anno oltre 500 videonews sull’attività del Papa in quattro lingue diverse. Ora ci siamo buttati con il PCCS nell’avventura del nuovo Portale di informazione vaticana e siamo convinti che proprio attraverso di esso riusciremo a superare la nuova frontiera, su cui riflettiamo da tempo ma che non abbiamo ancora veramente superato, del coinvolgimento nel mondo dei social network.

Apertura anche non solo nel Vaticano e nella Chiesa, ma naturalmente con il mondo e la società in cui viviamo. […]. Insomma, aperti al mondo e al futuro, con una grande passione per l’universalità e il desiderio di servire la Buona Notizia mettendo a sua disposizione ogni mezzo che l’ingegnosità umana le offra, perché la comunicazione costruisca comunione e unione fra le persone. Questa è e vuol essere la comunità di lavoro della Radio Vaticana oggi, fiera del suo passato e coraggiosamente ottimista nell’affrontare il futuro, il tempo che appartiene a Cristo Signore.

Il testo integrale lo si può leggere qui: http://www.radiovaticana.org/it1/articolo.asp?c=461461

 

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