Alla fine dell’incontro dei vescovi brasiliani sulla comunicazione che si è tenuto a Rio de Janeiro dal 12 al 16 luglio sono stato richiesto di alcune parole conclusive. Tra le varie cose accennavo a una mia preoccupazione che riguarda la formazione dei seminaristi.

E’ chiaro che il compito educativo è alquanto complesso e, quando si pensa alla Rete, si immagina di dover fornire alle persone in formazione per il ministero ordinato competenze di carattere morale, tecnico, etc. L’obietto sembra essere l’assunzione di competenze e abilità specifiche. Tutto questo è vero. Tuttavia non comincia certo da qui il compito formativo. Educare non significa istruire. Il primo significato di questa parola dovrebbe essere in realtà “capire ciò che si vive”, cioè ragionare sull’esperienza, e innanzitutto sulla propria.

Il primo compito di un formatore non è far fare corsi specifici su come si fa un blog o come si sta sui social network, ma discutere con le persone in formazione su come esse già di fatto vivono l’ambiente digitale; su come sono presenti Rete e con quali modalità; su quali sono le belle esperienze e quali le brutte, se ce ne sono state; quali gli entusiasmi e quali le delusioni, quali le tentazioni e quali le virtuosità.

La Rete non è un mezzo da usare per far qualcosa, ma è un contesto abitativo, un luogo di esperienza. Formare a vivere dentro un ambiente significa apprenderne i linguaggi e i contesti specifici, ma non al modo dell’apprendimento di una grammatica astratta, ma nella modalità della vita concreta. I seminaristi o i religiosi in formazione oggi, generalmente, hanno già una presenza nel mondo digitale. Non bisogna immaginare i giovani come “tabula rasa” o, peggio, tabula da “radere”.

L’ascesi in questo senso ha un valore. A volte è bene saper staccare le connessioni. Ma l’obiettivo deve essere non il semplice “distacco”, come se l’ambiente virtuale fosse in sé una “tentazione”, ma l’apprendimento di un modo maturo di vivere (on line e off line: la vita è unica!). E’ solo a partire dalla valutazione quanto più è possibile matura della propria esperienza che è possibile formare un ministro ordinato o un religioso chiamato ad aiuatre gli altri a vivere all’altezza della loro umanità e spiritualità.

 

  1. Jorge Enrique Mújica, LC says:

    Qué importante es este tema en la vida de los seminarios -y de los seminaristas- no sólo de Brasil (y también en casas de religiosos y religiosas). Ojalá pueda profundizar al respecto. Por correo electrónico le enviaré un archivo que he trabajado y que va en la línea de lo que usted ha escrito en este breve post. Como ve, sigo aprendiendo de usted. Le pido su bendición sacerdotal. JEM, LC

  2. Annarita Petrino says:

    Tutto sta nella maturità della persona e nella sua completezza. Facebook ha avuto il merito di aver portato in rete le identità. Chi si iscrive a FB sa che deve mettere nome e cognome. Ci sono anche profili divertenti o falsi, ma chi ci vuole stare veramente, chi vuole farsi trovare e trovare, sa che deve mettere nome e cognome. Più la persona è in pace con se stessa, serena, matura e completa, più il suo profilo sarà lo specchio di ciò che realmente è: si può essere veri su internet solo se lo si è nella vita reale.

  3. Fray Manuel Oar says:

    Complimenti. Anche penso che sarebbe imposibile formare I seminaristi senza la propria formazione dei formatori. Capire ciò che si vive dentro un ambiente dovrebbe essere lo scopo principale del formatore si vuole educare nell uso dei mezzi.

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